Come distinguo l'influenza dalle altre malattie?

Argomenti associati: Adulti Influenza Contagio Sintomi

I sintomi dell’influenza, a un occhio non esperto, sono identici a quelli di tante altre malattie del tratto respiratorio. Tuttavia, con un po’ di attenzione, è possibile riconoscere alcune specificità che vanno riferite al pediatra.

Con la stagione fredda molti virus viaggiano nell’ambiente. Tra questi vi sono quelli influenzali propriamente detti e quelli parainfluenzali, agenti patogeni differenti ma con sintomi simili. Vediamo come distinguerli a partire dalla sintomatologia e come è possibile attuare una buona prevenzione.

Quando, durante la stagione fredda, il piccolo di casa si trova alle prese con un rialzo febbrile, ecco che la prima diagnosi che ognuno di noi fa è la seguente: “è arrivata l’influenza”. Va da sé che la maggioranza delle persone identifica con il termine influenza non più la patologia specifica, ma l’intera gamma di malattie di origine virale che, in termini medici, dovrebbero essere più correttamente indicate come “sindromi parainfluenzali”. Può sembrare una distinzione puramente linguistica, ma così non è: al contrario è importante riconoscere la malattia vera e propria da quelle che le somigliano soltanto. Ciò soprattutto perché l’influenza è più suscettibile di ricadute e complicanze.

L’influenza degenera più spesso in infezioni delle basse vie respiratorie

Quando parliamo di influenza vera e propria ci riferiamo a una malattia causata da patogeni appartenenti alla famiglia degli Orthomixovirus, che possono essere di tipo A e B. In genere questi virus vengono isolati per tempo e per questi viene anche predisposto il vaccino che contiene antigeni atti a prevenire la malattia e che può essere effettuato a partire dai sei mesi di vita. Tale vaccino è efficace esclusivamente contro quei 3 o 4 virus stagionali che, di anno in anno, provocano l’epidemia e non contro tutti i patogeni che possono dare malattie nella stagione fredda. Nei bambini il virus influenzale può essere pericoloso, e quindi la vaccinazione raccomandata, soprattutto in caso di preesistenti patologie croniche di tipo cardiaco, renale, respiratorio, oncologico, nel diabete di tipo 1 (che è il più diffuso tra i bambini) e in tutti i casi di scarsa competenza immunitaria. Tuttavia non bisogna trascurare il dato per cui il 5% dei bambini sani soggetti a influenza ha ricadute e complicanze post influenzali, dunque risulta necessario riconoscere l’influenza e prestare attenzione ai sintomi specifici che possono far supporre un peggioramento della sua evoluzione naturale che, normalmente, prevede la guarigione grazie all’attivazione del nostro sistema immunitario.

I sintomi tipici dell’influenza

L’influenza si riconosce per la rapida insorgenza della febbre, che è il primo sintomo. Il rialzo è brusco e supera spesso i 38/39 gradi ed è accompagnato da malessere generale, mal di testa, occhi rossi. In seguito, ma solo in un secondo momento, sopraggiunge la tosse, che all’inizio è secca e stizzosa e che può durare fino a due settimane per poi evolvere in una tosse più morbida, grassa e sempre meno fastidiosa. In genere la fase febbrile dura dai tre ai cinque giorni e, dopo lo sfebbramento, è necessario rispettare una convalescenza adeguata per evitare le ricadute di cui abbiamo parlato in precedenza e le possibili complicazioni come otite media, sinusite, bronchite e polmonite batterica. Le ricadute o le complicanze si riconoscono perché provocano un nuovo rialzo febbrile, congestione nasale con comparsa di muco colorato (tra giallo e verde) o dolore dietro al padiglione auricolare. La tosse diviene più catarrale e aumenta di intensità.

Leggi anche: Perché viene la febbre?

Le sindromi parainfluenzali si presentano così

Per distinguere l’influenza dalle altre malattie virali che le somigliano (ed effettuare così quella che in termini medici viene chiamata diagnosi differenziale), possiamo quindi valutare la sequenza e l’entità dei sintomi. Le sindromi parainfluenzali, infatti, si caratterizzano soprattutto per l’esordio con mal di gola, tosse e rinite. In seguito, a seconda del fatto che venga interessata la laringe, può comparire una tosse definita “abbaiante” e si ha il rialzo febbrile, che tende a essere inferiore a quello dell’influenza vera e propria. Anche in questo caso, comunque, possono sopraggiungere sovrainfezioni di tipo batterico, in grado di dare problemi di infiammazione ai bronchi e ai polmoni, anche se in misura meno frequente rispetto a ciò che accade con l’influenza vera e propria.

Prevenzione e cura sono comuni

Dato che si tratta di patologie virali, la gestione di entrambe le malattie è molto simile e si affida soprattutto a limitare le possibilità di contagio (con una adeguata igiene delle mani e un buon ricambio d’aria negli ambienti comuni). La cura in caso di infezione prevede soprattutto il riposo, l’evitare sbalzi di temperatura e il far seguire allo sfebbramento un periodo adeguato di convalescenza (link interno al nostro articolo su convalescenza). Se per ciò che riguarda la malattia influenzale propriamente detta possiamo contare già oggi su un vaccino, per le sindromi parainfluenzali non è così: la varietà dei virus in grado di dare disturbi alle alte vie respiratorie è talmente ampia da avere impedito a oggi di mettere a punto un vaccino anche per esse. È però in fase di studio un prodotto in grado di immunizzare da alcune famiglie di questi agenti patogeni (HPIV-1 e HPIV-3).

Leggi anche: Affrontiamo le febbre senza paura